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AI ⊛ BURN-OUT PANDEMIA - SEGUENDO LE NOVE CODE (Intervista a Stefano Giglio)

Stefano Giglio è un’artista padovano, fondatore del collettivo C13: ceramisti visionari e creativi che condividono il loro percorso con colleghi provenienti da paesi differenti, mischiando scuole, punti di vista e intelletto.
Italia, Giappone e Indonesia. Questi sono i mondi dove gira Stefano.
Due i suoi grandi maestri: Andrea Sola ceramista veneziano e Shogoro Nomura, mentore poi amico e co-direttore artistico di molte sue mostre. Insieme hanno Fondato la rivista virtuale “BOUN SYUNJU 暮雲春樹”.
Stefano vive fra Italia e Giappone e ha all’attivo più di 30 mostre fra il nostro paese e il Sol levante.
Collaboratore di Bocca, una delle più antiche librerie di Milano, ci siamo conosciuti grazie al suo libro: AI - Burn-out pandemia - seguendo le nove code.

Un testo che lascia spiazzati.
AI è un robot, che durante la Pandemia, ha letto, memorizzato, decodificato ed elaborato le paure che le persone hanno condiviso sui social, dimostrando quanto vulnerabili siano i nostri profili.
Non vi svelo di più.
Questa la mia intervista:


Come nasce Burn-out Pandemia?  

«E nato nel 2019 in una caffetteria di Tokyo, con alcuni amici/artisti giapponesi. Insieme abbiamo pensato e disegnato una possibile scenografia, creando un parallelepipedo con un ingresso ed una uscita e immaginando gli attori entrare in questo spazio completamente bianco, quasi onirico. Volevamo recitassero all’interno di questo involucro. Poi è arrivata la Pandemia e ho scritto il testo.
Mi sono limitato a seguire, catalogare e rielaborare i post del 2020 dei miei conoscenti italiani, indonesiani e giapponesi su tutti i loro profili social. Ne è uscito un viaggio, una fuga in piena Pandemia, verso una nuova libertà.»

Possiamo definirlo un'opera drammaturgica?

«No!! La definirei un’opera creata da una serie di coincidenze, io mi sono limitato a trascrivere la storiografia contemporanea vissuta.»

Uno dei personaggi del tuo libro è l'uomo volpe. Nell'immaginario degli spiriti giapponesi la volpe è sempre una donna. Esiste anche una versione maschile?

«Gli spiriti? Ma qui siamo nella vita reale, quando una persona è fuori dagli “schemi “in Giappone si dice che è posseduta dallo spirito della volpe. Poi nei racconti moderni e nei manga la figura maschile si è fatta largo, accompagnata sempre dalla donna, possiamo dire che ormai in questa era “viaggiano” sempre in coppia.»

Per un'artista come te, la Pandemia cosa è stata?

«Una fuga dalla confusione iniziale, dai miei parenti e dalle persone che si incontrano tutti i giorni. Mi sono rifugiato in collina, da lì potevo scorgere da lontano la mia città, potevo sentire solo un silenzio assordante.
Comunque, artisticamente ho lavorato, non ho mai smesso di pensare e creare eventi in presenza, anche in zona rossa. Lo definirei un periodo personale molto creativo.»

In questo periodo storico dove molte persone si sentono costrette e la parola libertà è usata malamente. Il tuo libro si apre con un’ inquietante rivelazione.

«Costrette!? Dipende dalla dimensione che uno ha scelto di abitare, le privazioni che abbiamo subito a volte sono risultate quasi autoimposte, perché infine nessuno di noi è pronto per dei cambiamenti radicali. Finito il lockdown, molti hanno ripreso la vita di sempre, con le solite abitudini quotidiane, non accorgendosi che la prospettiva della contemporaneità è cambiata. Il testo in fondo parla proprio di questo: la ricerca di una libertà, intesa come cambiamento globale positivo»

Questo libro diventerà anche un fumetto. Chi è il suo autore?

«Abbiamo scelto una mangaka italiana: Antonella Arigó.
Ha partecipato nel 2020 alla 14° edizione del The Japan International Manga Award con la graphic novel Domon. Ha una sensibilità dirompente.
Questo progetto è stato realizzato anche grazie all’aiuto dell’ ufficio cultura del Consolato generale del Giappone di Milano.»

Antonella_Arigò

I tuoi prossimi progetti?

«Mi concentrerò per portare l’opera in teatro a Tokyo con una Compagnia storica degli anni 70. In Primavera invece tornerò a Milano con una mostra personale.»

Un'artista giapponese che tutti dovrebbero conoscere?

«Sicuramente Kawai Kanjiro, ceramista artefice della rinascita dell’artigianato giapponese nel secondo dopo guerra.
Penso che nella sua vita non abbia mai cessato l’infinita ricerca della perfezione e dell'espressione creativa attraverso le forme d'arte.
All’epoca è stato veramente un innovatore, poiché il suo lavoro non riflette alcuna imitazione o ripetizione dello stile dei suoi predecessori.»

C'è un luogo in Giappone dove ti piace ritornare? 

«La città di Takamatsu
Mia moglie nel 2009 è stata testimonial del “Ritsurin Garden” (栗林公園, Ritsurin Kōen) per la seguitissima trasmissione televisiva giapponese “Love through”. Proprio qui è in corso una mia mostra insieme ad alcuni artisti giapponesi dal titolo: Ucuculam ウククラン,  patrocinata dalla Fondazione Italia Giappone.»


GiapponeTVB

Foto Cover: ©StefanoGiglio