Mari Katayama è un’opera d’arte vivente. Reinventa se stessa ogni volta e muta a seconda dell’estro creativo. È altissima, sorridente, con quell’aria Japan cool che piace tanto agli occidentali. Fotografa, pittrice e artista distopica.
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Nel 1964 Yoshinori Sakai accendeva la fiamma delle Olimpiadi di Tokyo. Le Olimpiadi della rinascita e del miracolo economico. La fine della Seconda Guerra Mondiale aveva spazzato via futuro e certezze, ma il Giappone aveva dimostrato una forza inesauribile o come piace scrivere adesso: una profonda resilienza.
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Domani sera, 13 Giugno, alle ore 20:45 sulla pagina Facebook di Paolo Linetti, scrittore e responsabile attività museali al Diocesano di Brescia e curatore del Museo d’arte Orientale Fondazione Mazzocchi, dovrò parlare di come Sailor Moon è sopravvissuta negli anni alle censure, diventando icona planetaria simbolo della diversità e paladina delle identità non binarie.
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Il 3 Giugno è atterrato su Netflix “Pretty Guardian Sailor Moon Eternal”, il tanto atteso film sulla guerriera che veste alla marinara, ridisegnata e fedele al manga di Naoko Takeuchi. Un condensato di battaglie, buoni sentimenti, inclusione e coreografie magiche che ha trasformato l’eroina giapponese con i codini in un’icona planetaria senza tempo.
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È tutto pronto. Ho comprato una trolley abbastanza grande da contenere almeno tre desideri, una k-way per le piogge improvvise e scarpe colorate per non passare inosservato. Secondo il Japan Times, con l’avvicinarsi dei Giochi Olimpici, il governo giapponese sta cercando una soluzione per riaprire il paese ai turisti la prossima Primavera
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