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EFFETTO AKIHABARA

Cosa succede nella mia casa giapponese?
Sembra di vivere in una barzelletta: c’era un inglese, un americano e un italiano…
Davina from Uk si alza all’alba, perché va a lavorare dall’altra parte di Tokyo. Siccome ha freddo per via dell’aria condizionata indossa un pigiamone sintetico di Hello Kitty e quando cammina partono scintille dal suo interno coscia.
Mangia uova e beve the importato da Londra. Come lo so? Perché lascia nel lavandino la padella sporca e la tazza con il filtro monouso per l’infusione.
Patrick from Usa si sveglia verso le otto. La sua colazione è un pugno nello stomaco: succo di pomodoro, insalata, riso, salmone arrosto e una goccia di vino per aiutare l’alito del mattino.
Anche lui lascia tutto nel lavandino.
Poi arriviamo io e la Piera e cara grazia se troviamo un pentolino pulito.
La mia compagna di viaggio preferisce lo yogurt, ma solo perché adesso si è messa a collezionare le carte del vasetto.
Sembra una pazza. Non le bastavano i portachiavi, gli ammennicoli per i cellulari, le calze, le scarpe, i gattini di ceramica, le tazzine…volete che continuo?
Io invece sono tradizionalista: latte e biscotti. Che poi chiamarli biscotti è un’impresa. Sono piccoli come un’unghia del mignolino, incartati a uno a uno e sigillati con la Centochiodi. Per scartarli ci vuole la fiamma ossidrica.
Forse è per questo che i giapponesi mangiano il riso anche al mattino, per una questione di comodità.
Detto questo i miei coinquilini non ti chiedono mai: “Vuoi un caffè?”
Lasciano tutto sporco e si approfittano di me perché sono piccolo e nero come Calimero.
Maledetti! Ma avrò la mia vendetta. Ho già travasato del gazpacho scaduto nel brik del succo d’arancia, così vomiteranno al primo sorso.
Cosa dobbiamo fare oggi?
Yasu (QUI le nostre avventure con lui) stranamente ci ha chiamato per chiederci se avevamo bisogno di qualcosa.
Che gentile.
Io gli ho risposto che ci bastava la sua amicizia, mentre la Piera, da italiana invadente, gli ha domandato se poteva portare delle borse in Italia, visto che nemmeno una porta aerei riuscirebbe a caricare tutto quello che ha comprato in queste settimane.

“Gabry oggi mi porti ad Akihabara, così compriamo il mondo e poi consegniamo le valigie a Yasu”
“Ma sei sicura? E se lo beccano alla dogana?”
“Ma io gli do i vestiti, mica i miei preziosi gadget. Con il mio decolté generoso riuscirò a passare tutti controlli”

Per arrivare all’Electric Town, così viene simpaticamente chiamato il quartiere di Akihabara, basta prendere la Yamanote line e aspettare.
Lasciate ogni speranza a voi che entrare in questo sobborgo patria di nerd e cosplayer.

Ken Shiro
Non fatevi ammaliare dalle donnine che pubblicizzano bar e locali, non sbavate davanti alla prima vetrina, cercate un ricordo, non comprate cazzate…
Come non detto!
La Piera è già in assetto di guerra, mentre prendevo appunti sulla mia Moleskine tarocca, aveva già acquistato un set di bacchette colorate, ciondoli a forma di zampa di gatto, parrucche per la zia con l’alopecia, peluche di Totoro per le cugine che hanno avuto l’infanzia difficile, tutta la serie di portachiavi di Rilakkuma da qui all’eternità, infine un piccolo cadeau per il suo fiorista: la coppa lunare di Sailor Moon.

“Ora devo andare da Mandarake. Ho visto su internet che vendono il cane robot della Sony”
“Ma è un oggetto obsoleto”
“Qui di obsoleto c’è solo il tuo cervello. Portami i sacchetti e non fiatare. Oggi giochiamo a Pretty Woman”
“Vuoi finire a battere per comprarti i pupazzetti?”
“No, voglio spendere una cifra esorbitante”

Lo specchio magico
Ed è questo effetto che ti fa Akihabara. Ti fa sentire tremendamente povero.
E così vaghi per negozi a cercare i prezzi più convenienti dello stesso articolo e quando finalmente trovi il tuo Lupin a meno di dieci Euro, non ricordi più dov’era.
E non serve lasciare le briciole per terra, perché ci sono in giro ragazzi vestiti da galline che razzolano come nel pollaio.
Entri in palazzi che sono scatole cinesi, divisi in settori merceologici.
Ci sono gli amanti della guerriglia urbana che non fanno altro che sparare e provare pistole in piccole stanze con bersagli mobili.
Inquietanti sono gli appassionati di automobiline elettriche che guardano ipnotizzati le macchinine girare sulla pista.

Akihabara
Silenziose sono le ragazze che sfogliano fumetti gay nel reparto a loro dedicato, bizzarri invece i loro coetanei che stanno ore a discutere sull’ultimo modello di Gundam.
Quanto costa un ricordo ad Akihabara?

“Senti Piera è tutto il giorno che facciamo avanti e indietro. Se tornassimo domani?”
“Voglio il tuo dito mignolo come pegno”
“Adesso non esagerare. Facciamo che ti regalo una statuina hentai”
“Non voglio quelle porcate da maschio represso”
“Guarda che è carina la geisha che si fa fare il cunnilingus dal polpo”

La cosa bella di questo quartiere è che dimentichi tutto dopo dieci minuti. Sei talmente bombardato da musichette, vocine e oggetti che non riesci più a connettere.

Akihabara si presenta come una chiassosa vicina di casa. Grida e passa l’aspirapolvere a tutte le ore. Non ha rispetto per nessuno, ti guarda dall’alto al basso e non ti offre mai da bere.
Quando hai perso la speranza e pensi “cosa cavolo sono venuto a fare in questa zona di Tokyo?” lei ti fa un regalo. Ti ricorda quando eri felice.

Hello spank

GiapponeTVB