HOTEL RAIZAN (Osaka story)

Il Giappone può essere un paese carissimo oppure economicissimo.
Potete sfamarvi con 350 Yen (al cambio attuale 2,73 Euro) oppure rimediare delle stamberghe a meno di 20 Euro.
Io e la mia amica Piera ci siamo imbattuti in questo Hotel, che l’Overlook di Shining in confronto sembra la Pensione Arianna di Pinarella di Cervia.
Buona lettura.

Mi sono svegliato mentre Yasu parlava con la mia compagna di viaggio. (QUI il resoconto del nostro viaggio grottesco Tokyo-Osaka)
Ci abbiamo messo nove ore esatte, ma solo perché Yasu voleva metterci 9 ore esatte. Aveva calcolato tutto, compreso le soste all’Autogrill. Secondo me non voleva rimanere con noi, infatti appena arrivati alla stazione ci ha praticamente scaraventato fuori dal finestrino.

“Yasu, ma non è Osaka qui?”

“No è Takatsuki nè”

“Ma che ore sono?”

“Le 7 del mattino nè”

“Ma dove siamo?”

“Takatsuki nè”

“Ma non siamo ad Osaka?”

“No, Takatsuski nè”

“Ho capito!!!”

E adesso? Perché ci ha lasciato qui?

“Voi prendete treno e andate in Hotel nè”
“Ok. Vuoi soldi per la benzina?”
“No né”
“Tra quanto ci vediamo?”
“Fra tre giorni…vi farò sapere ora né”
“Sicuro che non ci vuoi portare a Osaka? Noi qui ci perdiamo”

Ed è partito sorridendo sotto la sua mascherina “proteggi fuliggine che arriva da Shanghai”.

Forse la prossima volta meglio prendere il treno, perché è come se uno per accompagnarvi a Milano vi lasciasse a Jerago con Orago. Sapete dov’è Jerago? Beh nemmeno io.
Neanche il tempo di prendere in mano le valigie ed entrare in stazione ed eccola arrivare l’orda dei pendolari.
Siamo stati travolti. Non sono umani, sono locuste.
Gruppi di salarymen ci spintonavano a destra, aggraziate segretarie ci schiacciavano a sinistra, commessi punk calpestavano le nostre valigie.
Non è una stazione, ma la calata degli Unni.
Se solo riuscissimo ad arrivare alla biglietteria, ma è impossibile non essere trascinati via dalla corrente umana. C’è solo una cosa da fare:

“Piera mostra le tue tette”
“Cretino! Mentre tu eri qui a guardarti intorno un bravo ragazzo ci ha soccorsi”
“Quello che ti sta guardando le tette?”
“Sì…lui”
“Ci ha comprato i biglietti?”
“Sì…ora però gli do una sberla se continua a fissarmi”
“Lo hai ringraziato?”
“Ho fatto giusto un cenno…”

Venire in auto non ha giovato al nostro viso.
Io ho le occhiaie fino ai capezzoli, mentre la Piera ricorda vagamente la strega di Blair, in più ha iniziato a esternare coloriti pensieri ad alta voce.

“Piera dovresti smetterla di soffiarti il naso in pubblico, in Giappone è maleducazione”
“Stai zitto! Qui tirano tutti su con il naso”
“Magari potresti indossare quelle mascherine per il raffreddore”
“Ma perché mi spingono tutti? Che fretta hanno? Non vedono che siamo due stranieri in panne con delle valigie di marca pesantissime? Maledetti brevilinei!”
“Ti sei fatta dire dov’era il binario?”
“No! Quello sciocco è fuggito via e scommetto che mi ha fatto una foto di nascosto ai miei seni”
“Impossibile! In Giappone tutti i cellulari sono impostati per fare il rumore dello scatto fotografico anche quando sono in modalità silenziosa. È per una questione di privacy e per prevenire episodi fastidiosi in metro”
“Vabbè saputello andiamo in questo hotel economico che hai trovato sugli annunci funebri”

Siamo riusciti a prendere il treno delle 8:05. Pressati come le noccioline sottovuoto, respiravamo ogni cinque minuti.
La stazione di Osaka ci ha comunque accolto a braccia aperte. Venite ignari stranieri, questo è il giorno del vostro giudizio.

“Dio c’è più casino di prima. E adesso?”
“Adesso mi soffio il naso”
“Piera ti arresteranno prima o poi”

La fermata è Shin- Imamiya. Sono certo che la troveremo. Il nostro hotel ci sta aspettando. Costa pochissimo, ma sono sicuro che sarà accogliente come lo sono tutti i giapponesi.
Che bello questo paese, dove la natura convive fra palazzi e luci scintillanti, dove le tradizioni sono rimaste immutate, dove i kimono colorano i marciapiedi e le calze hanno le dita.
Sarà bellissimo.

“Dove mi hai portato scellerato?”

Cos’è questo palazzo?

festival_gate_osaka

Fuori dalla stazione un anziano urlava contro uno in bicicletta, delle donne d'altri tempi ci guardavano come se fossimo animali da circo. C'era un po' di disagio sociale.

“Piera tranquilla, lo sai che al mattino sono tutti un po’ nervosi. Ti porto in un bar a mangiare un Tegolino accompagnato da una tazza di cappuccino di soia chiaro con tanta schiuma e una spolverata di cacao”

E invece siamo finiti in una tavola calda gestita da una tipa stranissima che ci ha piazzato due uova sode e del caffè americano allungato con l’acqua del Mocio Vileda.
Totale 600 Yen. (4,68 Euro)
Signora la colazione è importante, non possiamo nutrirci così. Siamo ancora giovani.

“Avete brioche?”

Si sono girati tutti. Ma non avevano uno sguardo accogliente, sembrano quasi infastiditi dal nostro vociare. ( e soprattutto dalle lamentele della mia amica sullo stato d’igiene del locale)

L’Hotel Raizan è vicinissimo alla stazione. Finalmente avrò un letto comodo e non quella specie di brandina arrugginita che ci ha rifilato la Sakura House nella nostra casa di Tokyo.
Dormirò sopra un guanciale di piume d’oca e sarò avvolto da lenzuola di seta e coperte di lana pregiata.
Però non lo trovo, nonostante abbia la mappa sotto il naso.
Perchè non hanno i nomi delle vie in Giappone?
Perchè deve essere tutto nascosto e misterioso?
Abbi pietà di me. Dove sei Hotel Raizan???

Se fossimo una cartolina vedreste:

Io che studio la mappa per raggiungere l’Hotel che ho disegnato sulla Moleskine edizione limitata che mi hanno regalato a Natale dei miei amici radical chic, la Piera che bestemmia alla dea Amaterasu ( ma che pronuncia erroneamente Amaterasso) sette clochard che bivaccano come zombie, uno straniero che ci sorride fermo al semaforo, un poliziotto, due muratori, una donna senza denti che trascina una borsa della spesa carica di verdure mai viste prima.

Ok non siamo proprio in Piazza di Spagna a Roma, però sforzandoci potrebbe diventare tutto poetico. Magari quei sette homeless sono degli stilisti importanti in cerca di nuove tendenze, magari la vecchia è la reincarnazione della dea del sole…magari…eccolo il nostro Hotel!!!!

hotel_raizan_osaka
Era proprio davanti ai nostri occhi, ma noi invece di guardare nella direzione giusta continuavamo a soffermarci sul dondolio del senzatetto che cercava di ipnotizzarci con le sue unghie lunghe dei piedi.

“Gabry dove mi hai portato?”
“Pensa quando racconterai ai tuoi nipoti questa esperienza”
“Mi sono fatta sterilizzare”
“Forse ho una bustina di zucchero. Magari ti aiuta a mascherare l’alito di uovo sodo”
“Dovevamo andare in un Grand Hotel e invece mi hai portato a Beirut!”
“È colpa tua! Hai speso il budget della settimana in portachiavi di Hello Kitty e mutandine di Uniqlo”

In effetti questa zona è strana, sembra ferma al 1989. I poster dei negozi sono sbiaditi, i locali vecchi e malmessi. Persino le persone sembrano uscite da un catalogo del Postalmarket.
Però lo so che mi riserverà tante sorprese, perché il Giappone è così: ti fa lo sgambetto, ma poi ti aiuta a rialzarti.

“Andiamo a fare sto check-in o devi ancora prendere appunti sul tuo taccuino?”
“Non mi prendere in giro. Lo sai che ci tengo a scrivere tutto”
“È arrivato Hamingway!”
“E non ti lamentare. È colpa tua se siamo finiti qui. Se non ti spendevi potevamo permetterci un Ryokan”
“Hai bestemmiato in veneto?”
“No!”
“Hai detto xxxkhan”
“No! Ryokan!!!”

Qualcuno deve avermi tirato il malocchio, tutta quella grazia, quel silenzio, quella purezza che avevo letto nei libri qui non c’è.

“Buongiorno signora, noi avremmo prenotato una stanza per tre notti”

Questa non è una reception, ricorda l’ingresso del museo delle torture di Amsterdam.
Per comodità scriverò in italiano la conversazione che ho avuto con la gentile signorina dell’Hotel.

“Voi alloggerete nel Raizan Sud”
“Ce ne sono due?”
“No, uno”
“Possiamo avere una stanza con due letti singoli, sa la mia amica dice che russo”
“Per fare un favore alla vostra fidanzata le ho riservato una stanza nel piano delle donne”
“Non è la mia fidanzata”
“Mentre lei alloggerà all’ultimo piano, lontano dalla sua fidanzata”
“Non è la mia fidanzata”
“Le docce sono a vostra di disposizione al piano terra e il bagno è in comune per ogni piano”
“Cosa?”
“Ripeto non c’è il bagno in camera”
“Frigobar?”
“No!”
“Televisione 55 pollici?”
“No!”

lady_s_only_japan


Vabbè sarà comunque un’avventura, sono certo che questo hotel è comodissimo e poi della tv che me ne frega. Posso sempre scendere nella Lounge (qui è una specie di sgabuzzo) e guardarmi le vsh di Sailor Moon. (Giuro le ho viste!)
I corridoi sono lunghissimi, le porte tutte uguali, le gemelle di Shining appaiono a ore alterne a seconda del loro desiderio.

hotel_osaka
Le stanze sono grandi 5 metri quadri, con una finestra che da sul cortile interno dell’Albergo, dove torturano gli stranieri che si lamentano dell’olezzo che arriva dai bagni.
In effetti non hanno tutti i torti, c’è una puzza di canfora e letame, che però ti apre le vie respiratorie.

raizan_south_hotel_osaka
Ogni tanto sbuca fuori qualcuno in accappatoio, si sentono voci provenire da chissà dove, la muffa decora le finestre…e le lenzuola della mia camera camminano da sole.
Purtroppo della mia amica Piera non ho più notizie da quando l’ho lasciata al settimo piano. L’ho sentita urlare in bresciano antico, ma non mi sono tanto preoccupato.

Raizan South è un piacevole hotel a Osaka, le sue stanze sono tombe per la vostra igiene personale.
Dimenticate comodità e pulizia, qui avrete l’ebrezza di dormire con muschi e licheni.
Di notte spiriti notturni sussurreranno dalle pareti parole in lingue sconosciute, le blatte vi inseguiranno fino all’unico bagno disponibile, che con vostra sfortuna sarà occupato dalla cloaca di turno.
Coiti disturberanno il vostro sogno, batteri della muffa si annideranno fra i vostri peli superflui e qualcuno non farà più ritorno a casa.

bagni_giapponesi

Dopo un’ora la mia amica Piera sfoggiava un elegante tuta dei Ris di Parma e cercava tracce di liquido organico sulle pareti dell’ascensore.

“Sicura che stai bene?”
“Zitto! C’è una pazza nel gabinetto delle donne che si sta pettinando i capelli neri da un’ora. E poi li butta nel lavandino”
“È il famoso rito per chiamare Samara di The Ring”


Gtvb