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JAPAN RAIL PASS (La danza dello Shinkansen)

Oggi parto per Kyoto, finalmente incontrerò di nuovo la perla d’oriente, visto che l’ultima volta c’eravamo giusto annusati come due cani diffidenti al parchetto.
Ho lasciato l’Hotel prestissimo e salutato il personale chiassosamente, manco fossero miei parenti.
Il mio Shinkansen parte verso l’ora di pranzo, quindi ho tutto il tempo per guardarmi in giro e capire un po’ di più il Giappone.

C’è questa cosa che mi fa molto ridere. Qui celebrano l’anniversario di qualunque cosa. Ogni centro commerciale festeggia il suo compleanno, come fosse un evento di portata internazionale.
C’è l’Odakyu Shinjuku West Exit Station Front Shop, che festeggia i suoi 10 anni del reparto mutandine, oppure il Centro Commerciale Parco, che per i suoi 15 anni propone una mostra sugli Orsetti del Cuore.
Forse questi festeggiamenti sono visti come dei traguardi. In una città come Tokyo, dove transitano milioni di persone, la fidelizzazione è molto importante. E l’unico modo per attirare clienti è farli sentire in colpa: “Oggi festeggiamo 5 anni di attività, se non vieni a comprare da noi licenzieremo tutto il personale che finirà in mezzo alla strada e il Pil nazionale crollerà di mezzo punto per colpa tua.”
Dio che ansia.
Senza neanche accorgermi sono arrivato davanti al mio treno proiettile, pronto per guardare uno degli spettacoli più famosi del Giappone: la danza dello Shinkansen.
La compagnia è formata da uno squadrone di donne in abiti rosa che sorridente fa il suo ingresso da una porta di servizio.
Camminano sulle punte e sorridono. Si muovono a coppie, ognuna ha un suo ruolo: chi toglie le cappelliere, chi pulisce i braccioli, che lava il vetro, chi raccatta i giornali, ma tutto su una base musicale che sentono solo loro. Sono bellissime. Questo è un Musical delle pulizie, una coreografia sull’igiene, che solo in Giappone potevano inventarsi.

Ci mettono due minuti per lucidare tutto, poi escono dal vagone e con il dito fanno uno strano gesto rituale, si girano verso la capa suprema e svaniscono con uno schiocco di dita.
Scatta l'applauso.
Dove posso lasciare il curriculum, voglio far parte anche io di questa compagnia di danza.

Sono in un posto fortunato, 34 F lato finestrino a destra. Posso vedere il Monte Fuji.


Monte Fuji
Il controllore ogni volta che entra ed esce dal vagone fa un inchino. E io da bravo cliente ringrazio.
Sulla mia carrozza ci sono solo salarymen vestiti tutti uguali.
L’omologazione giapponese a volte ti manda in loop.
Neanche il tempo di abituarmi alla velocità del treno che ecco l’annuncio: “Siamo arrivati a Kyoto, mi raccomando non rompete le palle alla geisha.”
Il mio prossimo obiettivo e trovare l’ufficio per il cambio del Japan Rail Pass. Vabbè tanto siamo in una città antica, che problemi vuoi che ci siano, sarà tutto antico, anche la stazione.

E invece cosa trovo? Un Transformer parcheggiato in una valle. Ma l’ultima volta non era così.

Perché sto iniziando a sudare? Perché tutti mi guardano? In effetti ho la valigia piena di souvenir di ceramica, ad ogni passo suono come il campanaccio di una mucca al pascolo.
Non ti agitare Gabriele, in Giappone funziona tutto.

“Mi scusi gentile signora dell’ufficio della stazione può cambiarmi il Japan Rail Pass?”

“No! Qui siamo nell’ufficio Est tu devi cambiarlo in quello Ovest”

“Ma cosa cambia?”

“C’è scritto sul biglietto”

“E se lo fate voi cosa succede? “

“Non possiamo”
“Mi può spiegare umilmente dov’è questo ufficio West?”

“C’è scritto sul biglietto”
“Ho capito volevo solo sapere dov’era”
“C’è scritto sul biglietto”

Cosa vi avevo detto? In Giappone funziona tutto, ma è un attimo innervosirsi. Fate conto che qui usano ancora il Fax. Inventano Robot che stanno alle Reception degli Hotel e patatine al gusto Bagnacauda, ma per comunicare usano ancora il Fax.

“Scusi gentile signorina dell’Ufficio informazioni della stazione reale di Kyoto può dirmi dove posso cambiare questo Japan Rail pass?”
“Prendi l’uscita 2B poi vai dritto, di fianco al negozio di unghie finte fai la gira volta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù e poi sali sulle scale mobili e cerca l’uscita 4E. Lì troverai una X disegnata per terra, aspetta il tramonto e il raggio di sole illuminerà l’ufficio che cerchi”

Voi ridete, ma è un’ora che giro per la stazione. E io che mi vantavo di essere un esperto conoscitore dei segreti del Giappone. Qui appena ti giri apre un negozio che ti manda in tilt. Entri in preda ad un delirio compulsivo e nel frattempo fuori cambiano tutti i cartelli per farti un dispetto.

Kyoto

“Buongiorno Signorina, l’Ufficio informazioni mi ha mandato da lei. Posso cambiare il mio Japan Rail Pass?”
“Sul biglietto c’è scritto West Office, questo è un altro ufficio”
“Posso mandarvi un curriculum? C’è un corso? Mi piacerebbe aiutare gli stranieri in difficoltà, il vostro inglese è incomprensibile”

“Sul biglietto c’è scritto West Office, questo è un altro ufficio”
“Sono finito tutte le volte in un supermercato senza uscita. Ho dovuto mangiare polpette di riso per non fare la figura del cretino”
“Sul biglietto c’è scritto West Office, questo è un altro ufficio”

Sai che c’è? Me ne vado in Hotel, tanto è di fronte alla stazione!

Si chiama New Miyako. E ad accoglierti c’è un tipo curioso che sembra uscito dal Rocky Horror.

Qui sono solo all’Ottavo piano ed ho una vista terribile: la stazione!
Però è super chic, con mobili neri e lenzuola optical. In bagno il solito kit per la vanità femminile: un sacchetto per il tampax, una crema idratante piccolissima e una spugnetta per il viso di Barbie.
 Giusto il tempo di fare una doccia ed eccomi di nuovo alla ricerca di sto maledetto West Office.

“Mi scusi signorina sono ore che cerco questo ufficio West o come cavolo si chiama. Io devo cambiare solo il Rail Japan Pass, non devo prendere appuntamento con l’Imperatore”
“Si dice Japan Rail Pass”

“Ahahahahahah sorry!”

“Prova a chiedere all'ufficio informazioni"
“Non può gentilmente cambiarmelo lei?”
“Noi siamo dei parrucchieri!”

Gion
Devo rilassarmi.
Esco dalla stazione e passeggio a caso senza una meta. La scritta Caffè Veloce mi attira.

“Buongiorno signorina sorridente, posso avere gentilmente un Mocha caffè?”

“Salacadulamegicabulabidibodibibù onegaishimasu”

“Aspetti magari un Brand coffe?”

“Brando?”

“No, Marlon Brando…Brand”

“Brando?”

“Espresso?”

“EspUresso?”

“Va bene come lo dici tu, basta che mi dai un caffè!!”

Seduto al tavolo mi sentivo accerchiato. Dietro di me c’erano 4 anziane che non facevano altro che urlare “Kawaii” e “Arigatou“.
 Che siano fuggite da qualche ospizio?
Il signore alla mia destra ha dato spettacolo togliendosi le scarpe e mostrando le sue calzine bucate. Quello a sinistra invece si è pulito il naso meticolosamente e con nonchalance ha appoggiato le sue “chiccole” sul piattino del caffè.
Sono scappato da Tokyo perché venivo annaffiato dal vomito degli ubriaconi e sono finito in mezzo a dei matti! (QUI per rinfrescarvi la memoria)

bancarelle giapponesi

L’unica che mi può salvare da tanta volgarità è la Geisha.
Il suo quartiere è Gion che al tramonto diventa magico.
Il tempo sembra tornare indietro, l’arancio del sole si mischia ai pattern tipici dei kimono, le ombre svaniscono e le malinconiche strade di questa zona si trasformano in passerelle.
A questo giro sono stato fortunato, ne ho beccate due, che giravano in coppia e sorridevano a quella orda di turisti maleducati che le assalivano.

geisha gion
Però alla fine è bello stare qui. Tutto il nervosismo scompare davanti a tanto splendore. Chi se ne frega del Japan Rail Pass, io voglio vivere qui, pulire i bagni dell’Okiya (la casa della geisha) assistere l'apprendista Maiko, porgerle i fazzoletti per soffiarsi il naso, ritoccarle il trucco bianco (dopo che si è soffiata il naso) passeggiare con lei fra le bancarelle dello Yasaka Shrine e infine contemplare i giganteschi Sakura mano nella mano al chiar di luna.
Non è romantico?

Sakura Kyoto
È così Kyoto. Appena arrivi ti fa saltare i nervi, ma poi è bravissima a farsi perdonare.

Gtvb