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JO HA KIŪ ZANSHIN (il ritmo fondamentale della natura)

Dicono che guardare il cielo dall’isola di Aogashima sia un’esperienza trascendentale.
Tutto l’universo sembra caderti addosso.
E ti senti così piccolo davanti a quella pioggia di stelle.
Dovremmo andarci che dici?
Non è molto grande. È lunga 3, 5 km.
C’è un postino, una scuola elementare, due Izakaya e una ditta che produce Shochu. il famoso distillato giapponese.
La chiamano l’arca delle stelle. E mi fa sorridere perché ricorda un cartone animato di quando ero piccolo, dove un alieno regalava a una ragazzina un potere che durava un anno.
Cosa potrei fare con quel potere?
Aiuterei Sasaki Jirodayu che 50 anni dopo l’eruzione del vulcano riportò il suo popolo ad Aogashima come una sorta di Mosè. Gli avrei dato tutto l’occorrente per il viaggio e magari un paio di libri per le notti insonni.
Chiederei al gesuita Giovanni Niccolò com’erano i baffi del daimyō Oda Nobunaga quando lo dipinse su un foglio di carta di riso, ma soprattutto come aveva fatto a conquistare mezzo Giappone.
Cambierei il nome con il mio alla canzone Merry Christmas, Mr. Lawrence di Ryuichi Sakamoto solo per essere googlato negli anni con parole messe a caso: “Musica Film con David Bowie e Kitano”
Ma il potere ahimè dura solo un anno e io dopo due settimane di quarantena ho già perso la fantasia.
Ascolto la mia amica Aya che a Tokyo esce un’ora prima dal lavoro per non trovare ressa sulla metropolitana, Michele che tiene a bada ansia e famiglia. Mi hanno detto che le Olimpiadi non si faranno, stanno solo aspettando di capire a chi toccherà la patata bollente di comunicarlo.
Ho visto foto di persone sotto i Sakura e gente aspettare in fila il treno per Shinjuku.
A Giugno volevo scoprire tutte le leggende del cimitero Okunoin Gobyo sul Monte Koya, fare un provino per entrare nel gruppo idol AKB48 e sconfiggere il temibile Godzilla nel nuovo museo di Sukagawa dedicato al regista Eiji Tsuburaya.
Mi hanno fermato.
L’Universo sopra Aogashima si è accorto di noi. Si è fatto spettatore e ci sta guardando.
Ci sta guardando vendere paure e mascherine a caro prezzo, piazzare ordigni psicologici e creare bufale senza fondamenta.
Ci ordinano di stare a casa e improvvisamene non siamo più capaci di stare a casa.
L’aria si è fatta più pulita. In tendenza c’è sempre l'hashtag quarantena e i nostri cani stranamente hanno i polpastrelli consumati.
Non ci pagano più. Il futuro ha indossato la corona e insieme al virus è diventata la parola più paurosa da pronunciare.
Abbiamo perso il significato del verbo incontrare.
I giapponesi non si abbracciano, s’inchinano.

akae stampe rosse giapponesi
Volevo rendere questo blog un luogo dove raccontare storie belle, a volte grottesche, dove trafficare oggetti dell’altro mondo e invece mi tocca dissare millantatori che corrono a fare video in mercati cinesi per conquistare like su Youtube o di mitomani che innescano dubbi dall’atra parte del mondo prescrivendo complotti fra farmacie e stati sovrani.
La parola del giorno è Avigan, che è un proiettile che ha perforato la mente di una mia parente che mi ha chiesto subito: “È vero?”
Smettiamo di dare la caccia al cattivo, d’incolpare il vicino, la Cina, l’All You Can Eat o la classe politica. Ricordiamoci dov’eravamo due mesi fa e cerchiamo di cambiare, di sotterrare le asce, di non insistere sull’acceleratore.
Se vogliamo che tutto finisca dobbiamo iniziare dal gesto più piccolo. Ed è quello di ascoltarci.
Il domani è incerto, ma nel presente sto cercando di rendere tranquille le persone al mio fianco. Sempre a debita distanza. E questo me l’ha insegnato un po’ il Giappone.

GiapponeTVB

...Incontrai il ritmo del Jo, Ha, Kyū, Zanshin; questo sostanzialmente è abbastanza semplice, e corrisponde a "lento, più veloce, veloce, stop". Per strofinare il mestoloni del tè con il fukusa, ci insegnarono a cominciare lentamente, accelerare un po al centro dell'attrezzo e finire rapidamente all'estremità. Nel momento in si si toglie il fukusa dalla punta del mestolo, c'è lo zanshin conclusivo, che significa "lasciar dietro il cuore". Poi si riparte da zero, preparandosi al successivo ritmo jo, ha, kyū.
Inizialmente pensavo che questo ritmo fosse specifico del tè, ma presto verificai che si applica in maniera identica ai movimenti dei piedi e ai gesti con cui si muove il ventaglio del Nō.
Anche nelle arti marziali e nella calligrafia questo ritmo governa tutti i movimenti […] I maestri spiegavano che Jo, Ha, Kiū, Zanshin è il ritmo fondamentale della natura: definisce i destini degli uomini, il corso delle ere, perfino lo sviluppo delle galassie e il fluire e defluire dell'universo.

La bellezza del Giappone Segreto - Alex Kerr


Illustrazioni: @edo_monouri
Alla fine del periodo Edo venivano vendute delle stampe rosse, chiamate Aka-e (赤絵) una sorta di amuleti contro malattie come il vaiolo, il colera e il morbillo.
Il rosso si pensava scongiurasse il male, per questo le donne benestanti foderavano con questo colore i loro kimono.