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OMOTENASHI (e la grazia di Matsuo Bashō sulla strada per Sukagawa)

Sukagawa oltre ad essere famosa per l’eroe Ultraman e per la festa del fuoco, ha un altro fiore all’occhiello.
Qui si fermò per otto giorni l’illustre poeta di Haiku e grande viaggiatore: Matsuo Bashō, forse perché doveva fare pipì a casa del suo amico Sagara Tokyu. :-P
Sukagawa, nel periodo Edo, era considerata una delle migliori città postali del Tohoku. In questi paesi potevi trovare riparo e ristoro e le vie erano piene di locande. Le città postali sorgevano sulle grandi strade volute da Ieyasu Tokugawa, per facilitare i viaggi del daimyou fino alla capitale.

Ho cercato di alzare l’asticella con il mio compagno di viaggio e l'ho portato a visitare il piccolo museo dedicato a Matsuo Bashō di Sukagawa, non si può vivere solo di Godzilla e Power rangers.

“Marco conosci gli Haiku?”
“Li ho mangiati una volta all’All you can eat, ma non li ho digeriti”

Iniziamo bene.

"Ho attraversato il fiume Abukuma e ho camminato tra le alte montagne di Aizu e i tre villaggi di Iwaki, Soma e Miharu che erano divisi dai distretti di Shimotsuke e da un'altra manciata di montagne un pochino più basse. Mi sono fermato allo "stagno ombra", così chiamato perché si pensava riflettesse l'ombra esatta di qualsiasi oggetto che si avvicinasse alla sua riva. Era una giornata nuvolosa, ma nello stagno si rifletteva solo il cielo grigio. Ho fatto visita al poeta Tokyu nella città postale di Sukagawa e ho trascorso alcuni giorni a casa sua. Ho dovuto dirgli che non ero riuscito a comporre quante poesie avrei voluto, anche perché ero stato assorbito dalle meraviglie della campagna circostante e dai ricordi di antichi poeti"
(traduzione
Nobuyuki Yuasa)

Bashō è arrivato a Sukagawa così, camminando ed emozionandosi.
Nato nel 1644 nell’attuale prefettura di Mie è diventato quasi subito monaco zen e ha passato la sua vita viaggiando.
Gli Haiku che scriveva hanno sedotto migliaia di persone che lo hanno seguito nel suo peregrinare per il Giappone. Non si contano gli allievi, sta di fatto che in pochi anni il maestro è riuscito a diventare il più grande esponente della poesia giapponese.
La natura, le stagioni, la vita quotidiana, l’assenza venivano raccontati in tre versi. La sintesi di un' immagine che cristallizza il momento dell’ispirazione.
E Bashō nei suoi lunghi viaggi veniva folgorato: dai ciliegi alle rane, dall’erba estiva ai rami spogli. Ogni suo passo era un poema.

Al mio amico Marco non è servito molto leggere degli Haiku. E nemmeno il museo lo ha impressionato. In effetti è un po’ complesso entrare in questa forma di arte se ormai sei contaminato dalle mutande Airism di Uniqlo. (QUI se voleve rispolverare la memoria)
Il mito di Bashō crebbe così tanto in quel periodo che alcuni misero in giro voci assurde sul suo conto. Chi lo voleva spia dello shogunato Tokugawa, chi lo immaginava come un ninja sotto mentite spoglie.
Ma il poeta era un uomo tutto di un pezzo e si faceva scivolare addosso questi pettegolezzi. Bashō era un travel blogger ante litteram, ogni suo viaggio veniva descritto in lunghi resoconti dai titoli evocativi: I ricordi di uno scheletro scosso dalle intemperie o Ricordi di un bagaglio consumato, prosimetri in cui versi e prosa vengono alternati in maniera equilibrata.
Nell'era Showa, il poliedrico poeta Kenji Miyazawa disse di queste opere: “Era come se l'anima stessa del Giappone si fosse scritta da sé”
Ti senti piccolo in questo museo intriso di chilometri di inchiostro ed esperienze lontanissime. È un mondo sommerso, difficile da spiegare e da capire.
Cosa direbbe Matsuo Bashō se vedesse oggi Sukagawa? Piangerebbe davanti alle statue dei mostri o riuscirebbe a trasformarli in versi poetici?
E poi cavoli è morto così giovane. A 50 anni, mentre spirava, era già diventato uno dei più amati artisti del paese e io non riesco nemmeno a convincere il mio amico Marco di tale bellezza.
Di chi è la colpa? Del capitalismo? O di tutti questi pupazzini che ti distraggono?
I nostri amici di Sukagawa devono essersi accorti della nostra fatica e invece di tentare di tradurre i pensieri e le ispirazioni di Bashō hanno preferito portarci via lasciando a internet il compito di raccontarci di più.

Calano il sipario e il sole sul piccolo museo, gli Haiku lasciano spazio ai languori dello stomaco.
È ora di mangiare e l’Izakaya è l’unico posto dove poter rivivere un’atmosfera conviviale e tipicamente giapponese.

Godizilla
Ad accoglierci un Godzilla nanetto e delle ciabatte terribili. Io non ho mai capito come mai il Giappone, così attento all’estetica e alla bellezza possa produrre questi obbrobri.

ciabatte giapponesi
I miei amici e l'Assessore alla cultura di Sukgawa hanno iniziato a bere come dei folli alcolizzati. Che la festa abbia inizio!
Finalmente l’efficienza, la gentilezza e il rigore giapponese hanno incominciato a sciogliersi.
A un certo punto Kyoko, la gentile amica di Mia san, che ha dei bellissimi capelli grigi a caschetto, ha tirato fuori dalla borsa questa bottiglia.
È consuetudine in Giappone bere fino a stare male e rimettere agli angoli delle strade o peggio sui vagoni della Metro, che sia vomito finto questo?

Izakaya

“No è Sake fermentato analcolico fatto con riso”
“Mia san sicuro che sia fermentato? A me sembra la raccolta dell’umido”
“Vuoi assaggiare?”

In effetti il sapore non è male, il problema è la consistenza.
Non contenti di averci rimpinzato come Hansel & Gretel la delegazione di Sukagawa ci ha portato a fare una passeggiata per digerire e ammirare (per l’ennesima volta) le statue di Ultraman di notte.

Sukagawa
Alle 22:40 si è manifestato l’Omotenashi: la tradizionale ospitalità giapponese.

“Mi scappa la pipì”

Non c’è problema, piuttosto che andare in un bar, l’Assessore ha chiamato un suo amico e l’ha obbligato ad aprire il negozio di dischi con bagno annesso.

“Che bello questo negozio di Ultraman, peccato sia chiuso”

Non c’è problema, piuttosto che aspettare il giorno seguente, l’Assessore ha chiamato il padrone, parente del grande regista Eiji Tsuburaya, costringendolo ad aprire il negozio. In più ci ha regalato una ventina di pupazzetti, cartellette, spillette, adesivi a tema Ultraman.

Ultraman Sukagawa

La generosità dell’Assessore è infinita. Perché non approfittarne. :-P

“Vorrei un caffè”

Non c’è problema, piuttosto che convincermi che il caffè in Giappone sia una sorta di brodaglia sporca, ci ha accompagnato in un Konbini e offerto sigarette, biscottini, giornaletti, merendine e polpette di riso.
 In queste occasioni, l’unica cosa che puoi fare è ringraziare e inchinarti, memorizzare il numero di telefono, scattare qualche foto e spedirle via Whatsapp.

"Caro assessore io e Marco siamo ben lieti di trasferirci a Sukagawa, saremo i suoi schiavi per tutta la vita, stia tranquillo non le causeremo nessun danno a livello politico. 
Ci intesti solo una casetta e un paio di assicurazioni sulla vita e noi faremo tutto quello che desidera.
 Diventeremo, a seconda dei suoi capricci, sicari, colf o uomini oggetto. Una sola domanda: cosa state costruendo qui in città? Da questa foto non si capisce.
 Cordiali saluti Gabriele."

Tette Sukagawa

Gtvb

L’ultimo Haiku di Bashō, 4 giorni prima di morire.

Ammalatomi in viaggio,
il mio sogno corre ancora
qua e là nei campi spogli.