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BANANA SUSANNA (Il Kami che mi offrì il gelato)

Mia san mi ha prestato casa sua e io mi sento veramente cittadino onorario di Tokyo.
Al mattino mi alzo prestissimo, perché non voglio perdere nemmeno un minuto.
Voglio godermi la casa, farmi il caffè e lavarmi i denti nel minuscolo bagno tutto rosa.
Quando vado al gabinetto con una rivista non posso stare dritto, perché tocco con le ginocchia contro la porta, allora devo mettermi di traverso con il sedere di tre quarti.
Ma sono contento lo stesso.
Le pareti sono di plastica e quando fai la doccia si genera così tanto vapore, ma non puoi tenere aperto il bagno perché sennò parte l’allarme antincendio che c’è in cucina.
Ieri sera l’ho fatto scattare.
Mi sono spaventato a morte.
Pensavo ci fosse una signorina in casa. Sì, perché non scatta una sirena, ma una voce femminile e sensuale che ti dice: “Stai morendo, però abbiamo chiamato i pompieri. Tra poco ti troveranno mezzo bruciacchiato. Hai cambiato le mutande? Non vorrai fare brutta figura in ospedale!”

Mi sono immaginato un’ evacuazione di massa con tanto di elicotteri della polizia, esercito, Hello Kitty Protezione civile e un clan di ultranazionalisti pronti ad urlarmi contro ingiurie del tipo: “Via lo straniero impacciato dal Giappone”.

Dopo 2 minuti però l’allarme ha smesso di parlare.

La mattina prima di uscire guardo il telegiornale e le previsioni del tempo, annuisco e m’inchino quando le presentatrici salutano e s’inchinano.
Mi auto convinco di aver compreso tutto. E sono felice.
Quasi quasi vado a bussare alla vicina e le offro due biscottini.
Ma un biglietto sulla porta ordina imperante: “Quando esce vicina tu non uscire”
Perchè???
Un mio amico di Nara mi ha detto che nel suo condominio è vietato salutarsi, secondo le regole prestabilite dall’amministratore.
Un altro mi ha detto che nel suo palazzo la gente si evita come le cacche dei cani sui marciapiedi.
E io con chi condivido la mia felicità adesso?
Cavoli ho cucinato persino una parmigiana di tofu.
A chi la posso far assaggiare?

Viaggio in Giappone

Mia san è fortunata, la sua zona è veramente carina, silenziosa e minuta. Sembra di stare alla Mini Italia, ma senza torre di Pisa. :-P
Non ci sono mai schiamazzi, la gente non grida. Si sente ogni tanto il rumore delle bottiglie di the verde che cadono dalla Vending Machine sotto casa.
Per il resto è quiete.
Tranne oggi. La ragazza del secondo piano mi ha visto scendere le scale e si è messa a urlare dallo spavento.
Pensava fossi un licantropo.
È scivolata e ha pestato le gengive sui gradini.
Dio che scena grottesca.
Le ho domandato Daijobu?” che significa “Stai bene?”
Lei si è rialzata, mi ha sorriso con quel poco che le era rimasto in bocca e mi ha chiesto scusa.
Poi è fuggita a gambe levate tutta sporca di sangue.
Ma perché mi hai chiesto scusa? Torna qui che ti faccio fare un risciacquo con acqua e aceto, così almeno fermiamo l’emorragia.

Comunque stavo andando a buttare la monnezza.
La divisione della spazzatura non l’ho ancora capita bene.
La carta va appiattita e legata con un nastro, le bottiglie di vetro raccolte in una cassetta a parte, le papere di gomme vanno gettate con estrema cautela insieme ai rastrelli e alle videocassette, le scarpe con il tacco invece vanno nello stesso sacchetto dei palloni da calcio.
I rami secchi non devono superare i 50 cm e il ferro da stiro lo puoi riciclare come seggiolino da campeggio.

Drin drin

“Buongiorno Mia san come stai?”
“Abbastanza bene”
“Hai dormito poco?”
“Ho spaventato perché è arrivato messaggio di allarme della casa. Hai incendiato?”
“Si dice mi sono spaventata!”
“Tu hai bruciato casa?”
“No. Però siccome mi sentivo solo ho fatto due chiacchiere con lei”
“Pazzo! Tu non devi parlare con vicina”
“Intendevo l’allarme”
“Allora tu pazzo doppio”

Meiji Jingu Shrine


Mi è venuto un po’ di raffreddore. Dice la mia amica che dovrei mangiare il Natto o l’Umeboshi, che secondo qualche ricerca dell’Univesrità di Oxford pare siano dei toccasana per i malanni di stagione.
Piuttosto mi faccio colare il naso da qui all’Apocalisse. Cercate su Google questi piatti e rabbrividite.

“Tieni prendi due cappelle!”
“Senti Mia san, non dirmi queste cose sconce di prima mattina”
“E’ medicina”
“Non capisco”
“Volevo dire due capsille”
“????”
“Cazzille? Cartelle? Casille?”
“Hai finito?”

Dopo venti minuti sono riuscito a trovare la soluzione del suo cruciverba mentale:
4 Verticale: Stanno dentro ai blister.
Soluzione: capsule!

Abbiamo fatto una passeggiata tranquilla al tempio Meji Jingu. 明治神宮
Oggi c’era un matrimonio.

japanese wedding
La sposa era assediata dai parenti, dalla madre che continuava a metterle a posto il kimono e ovviamente da me, che facevo finta di essere la comara venuta da lontano.
Il suo sguardo mentre guardava il marito parlava chiaro: “Ti tocca mantenermi cocco!”

sposa giapponese

C’erano selezionatissimi invitati, sicuramente i genitori, tre o quattro signore in kimono che stavano sempre vicino a zabettare, una depressa fissa sull’Iphone e tre matte scappate di casa, con le gambe storte, che correvano a destra e a sinistra per richiamare gli uomini che nel frattempo si erano appartati per guardare foto zozze sui cellulari.
Questo tempio è immerso nei boschi del parco di Yoyogi ed è un pochino più spirituale del turistico Senso Ji.

matrimonio giapponese
Io ci vengo spesso, perché voglio comprare gli Ema 絵馬 le tavole di legno dove i credenti shintoisti scrivono i loro desideri o le preghiere, per poi appenderle in un apposito spazio insieme ad altre centinaia di Ema. Tutte le lingue oscillano fra auspici e auguri. Ti accorgi che alla fine non siamo poi così egoisti. Chiediamo la pace nel mondo, un po’ di serenità per i famigliari e poi ovvio un parto indolore senza epidurale e qualche spiccio, ma giusto pochi per non arrivare tirati a fine mese.
In teoria è il Kami che sceglie. Lo spirito giapponese può esaudire o far finta di niente.

Ema giapponese
Io sono affezionato a Jizo, che però è buddista.
È il bodhisattva cosmico del buddhismo Mahāyāna, rappresentato come un piccolo monaco paffutello.
Il nome originale è Kṣitigarbha, che i giapponesi hanno modificato in Jizo, perché prova a chiamarlo per strada, sembra uno scioglilingua dell’ Uzbekistan.
È il protettore dei bambini e la sua storia è commovente.

I bimbi che muoiono prima dei loro genitori non possono attraversare il fiume dell’ Aldilà perchè non hanno compiuto atanza buone azioni. Così sono costretti ad attendere sulla riva impilando piccole rocce.
Jizo aiuta questi poverelli costretti ai lavori forzati a superare il fiume nascondendoli sotto le sue vesti.

Meiji Jingu Tokyo

Tira un’aria fresca nel parco.
Ricordatevi sempre di vestirvi a cipolla quando venite in Giappone.
C’è sempre un venticello meschino che stuzzica l’intestino.
E se vale il detto: “Aria di fessura aria di sepoltura” meglio coprirsi per bene, perché Jizo o i Kami shintoisti non sono mica degli infermieri. :-P

Il tempio Meiji è molto vicino ad Harajuku, il quartiere super cool delle lolite e dei decora boy.
È un attimo passare dal sacro al profano.

“Gabry vuoi gelato?”
“Fammi pensare…che gusti ci sono?”
“Beni imo?”
“Stai parlando in una lingua sconosciuta?”
“Vuoi Ube?”
“No, vorrei un gelato”
“Ma è gusto di gelato”
“Un normale panna e fragola?”
“Ryukyu”
“Non so cosa sia”
“Shiiquasa?”
“Sembra una malattia del colon”
“C’è banana susanna”
“Ma è il titolo di un porno!”

Davanti alla gelateria ho trovato 500 ¥ per terra.
Il Kami non ha esaudito quello che avevo scritto, però mi ha offerto il gelato.

Gtvb

Foto Cover: Éric Tan ©

Ema japan